Con Orange is the New Black inauguriamo uno spazio sul blog dedicato alle serie televisive, un genere che sempre più sta prendendo piede nei palinsesti televisivi e nei computer, diventando sempre di più il fenomeno mediatico culturale più innovativo. Se sempre più spesso al cinema troviamo storie legate a saghe (Marvel, Star Trek, Star Wars, il mondo di Tolkien, Hunger Games...) o "reboot" di storie già viste, le serie televisive sono invece le storie dove gli sceneggiatori osano di più, aumentando le difficoltà e alzando sempre di più l'asticella del politically correct. Nonostante questo, è sbagliato pensare che le serie televisive siano un prodotto di nicchia, sono all'opposto un fenomeno mediatico complesso, seguite da un pubblico molto attento e ben informato.
Orange Is the New Black è la storia di Piper Chapman, una wasp (White Anglo-Saxon Protestant) che si costituisce dopo essere stata accusata di aver trasportato narco-dollari insieme alla sua ex-fidanzata Alex. Il reato è stato commesso dieci anni prima e la vita di Piper è nel frattempo diventata più borghese: fidanzata felicemente con uno scrittore, produce una linea di saponette e non è pronta alla vita nel carcere. Il binomio vita nel penitenziario e vita fuori di tutte le detenute è sicuramente una delle basi della sceneggiatura del telefilm. La serie usa infatti l'espediente dei flashback per raccontare "l'altra vita" delle protagoniste, proprio come faceva LOST con i naufraghi dell'isola.
La serie ispirata alle memorie di una vera carcerata (Piper Kermann) vanta come regia per alcuni episodi Jodie Foster e per la sigla una canzone di Regina Spektor. In America sono andate in onda due serie trasmesse online da Netflix, in Italia la prima serie è andata in onda sul canale Infinity e dal 23settembre in televisione su Mya.
OINTB non risparmia niente agli occhi degli spettatori: scene di sesso lesbo esplicite, dialoghi duri e comportamenti scorretti, il tutto per rappresentare in maniera realistica la dura vita del carcere femminile. Nonostante tutto questo ha un risvolto positivo, un senso di rivalsa, una promessa di potercela fare anche nelle peggiori difficoltà e negazioni del penitenziario.
MG