-Il futurismo;
-Tutto quello che è oltre al futurismo: Donghi, Sironi, Thayaht e Crali.
-Il design anni 30.
Palazzo Strozzi ha sempre un’attività di mostre molto interessanti, coadiuvate a quelle organizzate al piano inferiore del Palazzo, la cosidetta Strozzina. L’intento di questa mostra è di fare il punto della situazione sugli Anni 30 oltre al futurismo. Molte infatti sono le mostre su questo movimento artistico legato all’epopea Fascista e se pensiamo a quel periodo storico subito si pensa a Futurismo e affini in tutte le forme artistiche. La mostra non vuole negare o nascondere niente di questo movimento, anzi molte opere fanno parte del primo e secondo Futurismo, ma vuole al contrario esaltare quelle “battaglie di stili diversi” che imperversarono in un decennio non semplice (i sentori della guerra, il fascismo), ma artisticamente fervido.
Un periodo storico che aveva i suoi centri artistici nelle città italiane Milano, con Sironi, Martini e Carrà, Firenze con Soffici e Rosai, Roma, divisa tra classicismi e realismi di Donghi (bellissimi i suoi ritratti esposti usata come logo della mostra), Carena, Ceracchini e la Torino di Casorati. Un periodo storico che contrappone al futurismo, il chiarismo e l’arte “degenerata”, contraria al nazismo.
La mostra vuole inoltre mostrare il periodo nei media, nell’inizio delle comunicazioni di massa, della radio appoggiata dal Fascismo (“perché parlava anche a chi non sapeva leggere”) e l’importanza della musica in quel periodo, offrendo anche una retrospettiva sul design italiano con le sedie tubolarie e le lampade “Luminor”.
Il periodo di Fontana scultore (prima dei suoi famosi tagli), di De Chirico, ma anche di “Maramao perché sei morto”, della Venezia delle biennale e della Palermo di Guttuso. Un periodo sicuramente contrastante e su cui molto potremmo discutere, ma sicuramente non un periodo artisticamente morto.
MG.