-Per allargare i propri confini culturali;
-Il centro di Pistoia è bello, anche con la pioggia.
Dialoghi sull'uomo è un festival che si svolge a Pistoia giunto alla quarta edizione. Scrittori, sociologi, filosofi, cantanti, antropologi... o molto più semplicemente pensatori sono invitati a tenere una conferenza-lezione su un tema. Il tema di quest'anno è stato il viaggio.
Arjun Appadurai è un antropologo di origine indiana che insegna alla Columbia University, che affronta il sistema della complessità della globalizzazione. Accompagnato dalla traduttrice Marina Astrologo, il professore Appadurai delinea a grandi linee il fenomeno dei flussi di spostamento. Spostamento delle persone, che vuol dire emigrazione e scambi culturali, sfide per la nostra complessa modernità. Spostamento delle merci, sempre più veloci e sempre più globale, grazie ai mezzi di transporto. E infine lo spostamento delle idee, trasportate dai mezzi di comunicazioni di massa, dalla televisione a internet. Il tutto analizzato dall'occhio dell'esperto antropologo indiano che non sempre usa termini semplici o diretti per spiegare teorie che forse meriterebbero maggior approfondimento o maggior esempi chiarificatori.
Il ruolo istituzionale delle nazioni viene per esempio sorpassato spesso dal potere delle corporation e lo spostamento delle idee avviene sempre più velocemente rispetto a quello delle istituzioni culturali, come le università ad esempio.
Con questa velocità e con questo "mixture" di culture, merci e idee fanno si che "locale" e "globale" sono concetti nella nostra modernità descritta da Habermas, che si confrontano, scontrano e mischiano, inevitabilmente.
Intervista esclusiva dal sito del festival di Marco Aime e Adriano Favole ad Arjun Appadurai.
Rimangono delle domande che avrei voluto porre al professor Appadurai, specie sulla sua affascinante affermazione riguardo i termini "nazione" e "romanzo" quando ha detto: "vi sono nazioni senza romanzi e romanzi senza nazione".
Forse l'impossibilità di porre domande da parte del pubblico è l'unica vera pecca di un festival ben fatto, in una piccola città toscana che personalmente non smette mai di stupirmi.
MG.