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mercoledì 12 febbraio 2014

The Wolf of Wall Street

- La follia di Scorsese
Il senso di onnipotenza di tutto il film
- La bravura e la spregiudicatezza di Di Caprio




La bravura di Leonardo Di Caprio non si smentisce mai!
Uomo capace di interpretare al meglio qualsiasi ruolo affidatogli, per l'ennesima volta ce lo dimostra in un nuovo film: The Wolf of Wall Street.
Con la regia di Martin Scorsese, è tratto dalla storia vera di Jordan Belfort , imprenditore e scrittore statunitense figlio di due commercialisti, che scala le vette del distretto finanziario di New York. 
Introdotto e catapultato fuori da Wall Street nel giro di un balzo, grazie al lunedì nero della borsa di NY, ricomincia la sua vita lavorativa partendo da zero, insieme ad un gruppo di "disgraziati", per lo più spacciatori, e arriva a fondare la  Stratton Oakmont,  società di brokeraggio che vendeva telefonicamente penny stock (titoli a basso costo), ingannando gli investitori e arricchendosi illegalmente alle loro spalle.




"L'anno in cui ho compiuto 26 anni ho guadagnato 49 milioni di dollari, il che mi ha fatto molto incazzare perchè con altri 3 arrivavo a un milione a settimana".

L'intento di Scorsese non è quello di fare un film sugli affari sporchi della finanza, come ha fatto Oliver Stone con i due "Wall Street" (tra l'altro il protagonista Gordon Gekko è citato da uno dei protagonisti del film). 

"ma perché vi annoio sul mondo della borsa americana?"

No, il mondo della finanza è solo lo sfondo di quello che è il vero focus del regista: droga, sesso e soldi. 
Il potere e la spregiudicatezza viene raccontata da Jordan Belfort guardando negli occhi gli spettatori, per spiegare l'uso smodato degli eccessi: cocaina, crack, marijuana e Quaaludes (un farmaco ritirato dal commercio usato come stupefacente), il sesso compulsivo e i tantissimi soldi fatti facilmente.





Tre ore di film che scorrono con un ritmo piacevole tra azioni e situazioni assurde ma estremamente reali, richiami leggeri a Tarantino e immoralità pura. Una commedia nera pronta a vomitare il grottesco, l'eccessivo e lo smisurato della vita quotidiana di questi personaggi immersi in ore lavorative tramutate in orge, drogaparty e divertimenti assurdi come il lancio dei nani.




Sesso, soldi e droga si mischiano continuamente nel film e rappresentano la follia che il protagonista e i suoi inquietanti soci/amici usano in tutti i modi possibili. Su questi elementi il regista non risparmia niente, con tanto di scene dettagliate che risaltano la folle gloria e la bellezza di Di Caprio. Una gloria destinata a decadere, ma non per questo meno affascinante.








Lusso e lussuria, follia e spregiudicatezza, demenza e decadenza. Sono queste le caratteristiche che Scorsese vuole risaltare per descrivere un modello di business che ancora oggi impera nel mondo del capitalismo? 
Il dubbio che rimane è quello di domandarsi fino a che punto il messaggio arrivi al pubblico. 

Di sicuro il film seduce come una rosa e colpisce come un pugno lo spettatore.


M.G. & marel

venerdì 17 maggio 2013

Il grande Gatsby

- ...era una dote straordinaria di speranza, una prontezza romantica 
  quale non ho mai trovato in altri, e quale probabilmente non troverò mai più
   
- Non c'è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare 
  nel proprio cuore
 
- Così rimiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato





Quando lo stravagante Buz Luhrmann decide di farci sognare non si limita.
Come era già accaduto per Romeo+Giulietta (1996) e Moulin Rouge! (2001), 
anche in questa pellicola, egli sfodera tutte le armi a disposizione per ricreare 
quegli scenari e atmosfere che ci fanno venire la voglia di essere li; questa volta 
tra gli sconosciuti invitati del Trimalcione di Francis Scott Fitzgerald; come sempre 
il risultato è un capolavoro.
Tra lustrini, feste sfrenate e fiumi d'alcol ci ritroviamo catapultati nella New York anni '20, quando il crollo della Borsa era ancora lontano.
Il discreto Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, racconta in prima persona la storia del self-made-man dalle bellissime e fresche camicie Jay Gatsby, l'impeccabile Leonardo Di Caprio, eroe romantico moderno, che per amore della bella e superficiale Daisy, l'eterea Carey Mulligan, costruisce dal nulla un impero paragonabile al di lei marito, da sempre odiato.
Ancora una volta lo stile del regista australiano è incisivo: movimenti di macchina veloci e vertiginosi mettono in risalto splendide e ridondanti scenografie, che si aprono su molteplici scenari, mentre la fotografia sottolinea magistralmente luci e colori, rimanendo piacevolmente catturati dalla sfilata dei sontuosi abiti di scena, creati con ricercata eleganza dalla stessa costumista di Moulin Rouge!, Catherine Martin.



Nondimeno la colonna sonora contribuisce a questo caleidoscopico carnevale, 
grazie alla collaborazione con il produttore-rapper-imprenditore Jay-Z e il compositore scozzese, Craig Armstrong (responsabile anche di quel capolavoro che è la colonna sonora di Moulin Rouge!), riuscendo a far convivere hip pop, rock ed elettronica; che a quanto pare è piaciuta parecchio anche alla nipote ultraottantenne di Scott Fitzgerald.
Le scene finali si chiudono sotto una nevicata di bianche lettere che danzando compongono il passo finale del testo originale, mentre da lontano un lieve ticchettare di tasti di una macchina da scrivere ci accompagna verso i titoli di coda.
Poetico.
Ahimè, gli addetti ai lavori non hanno apprezzato il film, ma Luhrmann ha serenamente risposto che molti avevano storto il naso all'uscita del libro, ma ora è un grande classico.
Che dire? Ai posteri l'ardua sentenza.

Nesh