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venerdì 12 maggio 2023

Il sol dell'avvenire

Ci sono tre film al costo di un biglietto del cinema;

- Se amate Nanni Moretti vedetelo assolutamente;

- Perché il cinema non sarà mai una piattaforma streaming, fortunatamente.





Il sol dell'avvenire è l'ultimo film diretto da Nanni Moretti.

Il regista esprime apertamente il suo disagio verso queste tendenze del cinema italiano, nel paese, nella politica, nella sinistra, e nelle sue relazioni con le persone.

Nel film, Moretti interpreta Giovanni, un regista impegnato nella realizzazione di un film "il sol dell'avvenire" appunto.

Sua moglie, Paola (Margherita Buy), la produttrice lotta con il marito, amandolo e odiandolo e soffre la loro relazione matrimoniale quarantennale.
 
La storia personale si intreccia con scene del film che Giovanni sta realizzando sulla reazione di una sezione romana del PCI alla rivoluzione ungherese del 1956 con protagonista Silvio Orlando (sempre magistrale).
Praticamente questo film sono tre film insieme.





Attraverso le immagini del film di Giovanni sulla repressione dell'insurrezione ungherese del 1956, Moretti racconta storie quotidiane che sembrerebbero surreali se non fossero così vicine alla realtà.

Il protagonista del film improvvisa la trama per cambiare il significato politico al film.
 
Inoltre ci sono rischi della cultura Netflix, dell'omogeneizzazione della cultura, delle difficoltà nel dialogo e nelle relazioni.
Moretti è un regista esperto, e la colonna sonora aiuta lo scorrere del film (ma quanto ama cantare le canzoni italiane Nanni?), a declinare gli anni, a dare significato al film, e ad arricchire il senso dei numerosi riferimenti cinematografici.

Poi c'è la politica. Moretti offre un suo sguardo sul Partito Comunista Italiano, che non si oppose all'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956.

Il film "Il sol dell'avvenire" di Nanni Moretti forse è il suo lavoro migliore degli ultimi tempi.
Gli ammiratori del regista troveranno il suo stile, la sua mitologia e il suo armamentario estetico e drammaturgico nella forma più splendente.
 
Tuttavia, con le dovute precauzioni, il film è in grado di interessare e divertire anche coloro che non sono fan di Moretti.
 
La trama, che indaga sullo spegnersi dei grandi ideali, riguarda tutti, senza distinzioni politiche.
Il finale offre un'inattesa apertura e speranza.
Moretti mette in discussione tutto, incluso se stesso, e la sua ironia e indagine etico-estetica toccano vertici altissimi.

La scena in cui Giovanni che ostacola la conclusione del film prodotto dalla moglie, sarà ricordata tra qualche anno sicuramente nella storia del cinema italiano.
 
Chi lo ama incontrerà Moretti in purezza, che gioca con la sua figura personale.
Chi lo odia forse può vedere lo stesso il film con un po' di sano masochismo.

M.G.

giovedì 22 ottobre 2015

Suburra

  • Per vedere due attori fuori dei loro ruoli abituale: il cattivo Amendola e il corrotto   Favino.
  • Perchè è prodotta dall'industria mediatica del futuro: Netflix.
  • Perchè è un ritratto di storia italiana contemporanea: dimissioni del Papa, Governo e la famiglia zingara dei Casamonica.


Dal 22 ottobre 2015 Netflix, il servizio di streaming online on demand, a pagamento, di film e serie televisive è disponibile anche in Italia.
Una rivoluzione silenziosa, che forse sarà potente mediaticamente o forse no.
Nelle sale, quasi contemporaneamente, esce il primo film, prodotto da Netflix insieme a Cattleya e Rai: Suburra, di Stefano Sollima.

Suburra è tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo (magistrato e autore anche di Romanzo Criminale, il libro sulla Banda della Magliana) e Carlo Bonini, lo stesso regista della serie di Gomorra e ACAB. 
Tutte queste influenze si sentono nell'opera cinematografica e diventano un marchio di fabbrica Made in Italy nelle produzioni nostrane.

Il film è ambientato a Roma, nei giorni tra il 5 e il 12 Novembre 2011. Sono i giorni in cui il Papa sta meditando di dimettersi e il governo è in crisi: il crollo delle istituzioni. 
Il potere politico è rappresentato dal parlamentare Filippo Malgradi (uno strepitoso Pierfrancesco Favino) ed intrecciato con quello della malavita di Samurai (un inedito Claudio Amendola) e l'alta borghesia romana (Elio Germano). Tra chiesa e casinò, tra famiglie malavitose zingare (il riferimento alla storia della famiglia Casamonica è impressionante) e band di Ostia (il personaggio forse meno riuscito è Numero 8 interpretato da Alessandro Borghi), Suburra è un film immediatamente violento e incisivo, un continuo ideale al mondo romano dopo la Banda della Magliana.




Una visione contemporanea dei polizieschi (o poliziotteschi come venivano chiamati) dei film anni '70, violenti, cinici e collusi con il potere.



Il processo di Mafia Capitale, il funerale del boss dei Casamonica che ha portato Roma sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, le dimissioni del sindaco Ignazio Marino e ancora la droga nella politica e la compravendita dei parlamentari, oltre ad una dose massiccia di sesso e violenza, inusuale per una produzione cinematografica italiana: tutto sembra riportare al film di Sollima, facendo si che realtà e fiction si mischino continuamente. Probabilmente è questa violenta credibilità che ha interessato le produzioni estere, tanto da portarli all'acquisto e alla distribuzione della pellicola.

M.G.

lunedì 9 marzo 2015

Serie televisive: House of Cards.

-Per l'irresistibile cattiveria di Frank Underwood;
-Perchè capire gli intrighi della politica, quella della fiction e quella, ahimè, reale.
-Per la bravura del cast di attori;



Rendere la politica interessante non è semplice.
La politica non è fatta di soluzioni, di bisogni e di doveri morali.
La politica è fatta di burocrazia, di corruzione, di domande inevase e di lassismo. Il non cambiare niente di Gattopardiana memoria.
Però la politica è anche intrighi e passioni, gelosie e sentimenti debolezze umane, ambizioni e pochi scrupoli. E fascino, terribilmente fascino.
Questi sono i pilastri della serie televisiva House of Cards.


Dopo l'elezione del presidente degli Stati Uniti d'America, il deputato democratico Frank Underwood (un sorprendente Kevin Spacey) reclama quello che gli era stato promesso in campagna elettorale, ma viene disilluso dalla nuova amministrazione. Frank cercherà con alleanze e sotterfugi di ottenere il successo politico tanto ambito, senza risparmiare nessun colpo basso (politico e non), per ottenere il suo scopo. Per fare questo il deputato si servirà della moglie Claire (Robin Wright) a capo di una società no-profit ambientalista e la giovane giornalista Zoe Barnes (Kate Mara). Il ruolo dei media, delle lobby industriali/associazioni ecologistiche e ruoli politici sono tre protagonisti dei complotti e delle alleanze (talvolte tradite) della trama di House of Cards.


La serie televisiva è corale: i personaggi sono tutti pezzi molto importanti di una scacchiera dove il re indiscusso è Underwood. Proprio come negli scacchi ci sono pezzi che vengono sacrificati. Il problema è che non è detto che ogni singolo pezzo giochi per il colore del re e che la scacchiera venga più volte ruotata.


House of Cards è prodotta negli USA per il canale online Netflix (proprio come Orange is the New Black) ed è un adattamento di una miniserie televisiva della BBC, a sua volta basata su una serie di romanzi di Micheal Dobbs, in passato consigliere della Thatcher. I romanzi infatti parlano del partito conservatore britannico e non del partito democratico americano. Tra i fan più famosi ci sono Barack Obama che ha detto che vorrebbe il cinico protagonista nella sua squadra di governo per la velocità di azione di Spacey/Underwood e il nostro primo ministro Matteo Renzi. Quando Dobbs ha saputo che Renzi era un fan della serie tanto da proporla alla scuola di politica del PD come case study, Dobbs gli ha regalato una copia del libro dicendo che non è un manuale di istruzioni.

Non sarà un manuale di istruzioni come dice il suo creatore, però seguendo la trama non sempre semplice (parliamo sempre dell'ostica e burocratica politica americana) di House of Cards e in particolar modo seguendo l'ego smisurato e cinico di Kevin Spacey (bravissimo quando parla con gli spettatori spiegando quali sono i veri pensieri con piccoli monumentali monologhi) si riesce a capire un po' meglio il nostro fiorentino capo dello stato, le sue mosse e i suoi giochi di potere.

State sereni, Frank Underwood è solo fiction.




MG.