-per una riflessione su un argomento poco discussso, se non tabù.
-perchè le colpe dei padri ricadono sui figli.
-per non dimenticare mai il passato.
Cosa succederebbe se scoprissi che uno dei tuoi genitori è stato un nazista? Magari un gerarca, un colonnello che si è arricchito con il sangue e il denaro degli Ebrei, oppure era un semplice operaio che lavorava nei campi di concentramento o guidava il treno con i deportati. Cosa faresti se scoprissi che tuo padre è stato in qualche modo complice dell'olocausto?
Queste sono le domande che pone lo spettacolo, tratto da un'inchiesta di Peter Sichrovsky, figlio di ebrei austriaci, facendo parlare i figli dei nazisti. L'autore si domanda perchè negli anni '80, mentre lui racconta ripetutamente la storia dei suo genitori sopravvissuti ai campi di concentramento, i suoi coetanei figli dei nazisti tacessero sulla storia personale dei propri padri, come se fossero un tabù.
Il reportage di Sichrovsky intervista gli eredi dei soldati, dei gerarchi e dei semplici operai facendoli raccontare sotto forma di monologhi il peso delle colpe, il dramma di scoprire l'orribile responsabilità dei propri padri. Gli stessi padri e madri che li hanno fatto crescere con tutto l'amore possibile quei figli ignari (anche perchè spesso nati dopo l'olocausto) delle colpe dei padri.
Gli allievi attori del corso di formazione del Teatro Metastasio portano in scena con bravura e realta tante storie diverse, accusando talvolta i genitori, altri non sapendo che risposte cercare e, talvolta, giustificandoli. Completano la pièce la musica della tromba di Mirio Cosottini che accompagnano le immagini commoventi dei campi di concetramento.
MG.
Visualizzazione post con etichetta metastasio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta metastasio. Mostra tutti i post
lunedì 28 gennaio 2013
"Nati Colpevoli", gli allievi attori del Teatro Metastasio per la giornata della Memoria.
Etichette:
Giornata della Memoria,
metastasio,
teatro,
teatro metastasio
Ubicazione:
Prato PO, Italia
giovedì 26 aprile 2012
Brunori Senza Baffi-Tour Acustico @Teatro Metastasio - Prato.
-Atmosfere poetiche.
-Ironia.
-Dodici euro spesi meglio negli ultimi mesi.
Il teatro rispetto a tutti gli altri "luoghi" di spettacolo ha sempre avuto una valenza speciale. Non è un caso se nell'epoca dell'ipercondiviso web 2.0, il cinema ad effetti speciali 3D e la qualità del Blu-ray casalingo, le rappresentazioni teatrali resistono dai tempi dei greci fino ai giorni nostri. Anche la musica in teatro si spoglia della sua forza adrenalinica, tipica del rock, per vestirsi di suoni più corposi data la buona acustica di questi luoghi, atmosfere cariche di emozioni e sonorità più ricercate. Questo, ovviamente, quando viene organizzato un tour ad Hoc, come quello di Brunori, chiamato ironicamente "Senza Baffi".
Dario Brunori, meglio conosciuto con lo pseudonimo Brunori Sas è uscito alla ribalta di un certo pubblico curioso in poco tempo. Quasi totalmente ignorato dai network nazionali di radio e tv (anche quelle di "solo musica italianaaaaaaaaa!!!"), ha vinto il premio Tenco come prima opera con "Vol.1", pubblicato un secondo album "Vol.2 - Poveri Cristi e una colonna sonora del film "è nata una star" di Lucio Pellegrini con Luciana Littizzetto.
Al Metastasio di Prato l'italian dandy con occhiali (e a dire il vero anche i baffi!) arriva in un tour acustico con una formazione minore, solo nel numero di musicisti (un trio di fiati, viola, violino, mandolino, tastiere... una vera orchestra!) e un nuovo allestimento scenico. Le canzoni della premiata ditta Brunori Sas sembrano essere nate per l'acustica teatrale, alcune lievi e delicate come "il pugile" o "fra milione di stelle", altri i pezzi riarrangiati come il valzer "la mosca" e la non del tutto convincente "Rosa" (a cui manca la chitarra e il coro finale) e non mancano le nuove songs come "l'asino e il leone" e "amore con riseva" . Tra citazioni ironiche (Beverly Hills 90210 e "Non amarmi" di Aleandro Baldi) e omaggi (Lucio Dalla e Prince), il cantante calabrese è particolarmente in vena di chiacchere, battute con il pubblico... insomma diventa un cabarettista che non ti aspetti!
Tra qualche "dadada" di troppo (di cui il nostro Brunori abbonda) e un clima tra il poetico e l'ironico, con il finale di "Come stai" e "Guardia 82" il concerto è stato un tripudio di meritati applausi, degno del luogo che l'ospitava. Ora manca solo che il "grande" pubblico lo conosca, no?
MG.
-Ironia.
-Dodici euro spesi meglio negli ultimi mesi.
Il teatro rispetto a tutti gli altri "luoghi" di spettacolo ha sempre avuto una valenza speciale. Non è un caso se nell'epoca dell'ipercondiviso web 2.0, il cinema ad effetti speciali 3D e la qualità del Blu-ray casalingo, le rappresentazioni teatrali resistono dai tempi dei greci fino ai giorni nostri. Anche la musica in teatro si spoglia della sua forza adrenalinica, tipica del rock, per vestirsi di suoni più corposi data la buona acustica di questi luoghi, atmosfere cariche di emozioni e sonorità più ricercate. Questo, ovviamente, quando viene organizzato un tour ad Hoc, come quello di Brunori, chiamato ironicamente "Senza Baffi".
Dario Brunori, meglio conosciuto con lo pseudonimo Brunori Sas è uscito alla ribalta di un certo pubblico curioso in poco tempo. Quasi totalmente ignorato dai network nazionali di radio e tv (anche quelle di "solo musica italianaaaaaaaaa!!!"), ha vinto il premio Tenco come prima opera con "Vol.1", pubblicato un secondo album "Vol.2 - Poveri Cristi e una colonna sonora del film "è nata una star" di Lucio Pellegrini con Luciana Littizzetto.
Al Metastasio di Prato l'italian dandy con occhiali (e a dire il vero anche i baffi!) arriva in un tour acustico con una formazione minore, solo nel numero di musicisti (un trio di fiati, viola, violino, mandolino, tastiere... una vera orchestra!) e un nuovo allestimento scenico. Le canzoni della premiata ditta Brunori Sas sembrano essere nate per l'acustica teatrale, alcune lievi e delicate come "il pugile" o "fra milione di stelle", altri i pezzi riarrangiati come il valzer "la mosca" e la non del tutto convincente "Rosa" (a cui manca la chitarra e il coro finale) e non mancano le nuove songs come "l'asino e il leone" e "amore con riseva" . Tra citazioni ironiche (Beverly Hills 90210 e "Non amarmi" di Aleandro Baldi) e omaggi (Lucio Dalla e Prince), il cantante calabrese è particolarmente in vena di chiacchere, battute con il pubblico... insomma diventa un cabarettista che non ti aspetti!
Tra qualche "dadada" di troppo (di cui il nostro Brunori abbonda) e un clima tra il poetico e l'ironico, con il finale di "Come stai" e "Guardia 82" il concerto è stato un tripudio di meritati applausi, degno del luogo che l'ospitava. Ora manca solo che il "grande" pubblico lo conosca, no?
MG.
Etichette:
brunori sas,
metastasio,
Musica,
prato,
teatro
mercoledì 11 aprile 2012
Blackbird @ Teatro Metastasio - Prato
di David Harrower
traduzione Alessandra Serra
scene Paco Azorin
costumi Chiara Donato
luci Claudio De Pace
con Massimo Popolizio e Anna Della Rosa
e con Silvia Altrui
regia Lluís Pasqual
-Dramma
-Concretezza
-Coraggio
Chi è l’orco cattivo? Non credo che nessuno abbia il benché minimo dubbio nel
condannare un abuso da parte di un adulto su un minore. Perché il contenuto è nudo e semplice: un adulto che ha pagato la sua pena incontra di nuovo l’oggetto del proprio abuso. Quel che risulta meno semplice da capire è il rapporto controverso che si è instaurato in passato tra i due e che prende di nuovo forma. Quanta paura abbiamo di confrontarci con il male? E maggiormente, quanta voglia abbiamo davvero di capirlo? Ci aiuteranno ad affrontare questo drammatico viaggio due attori che in
modo magistrale incarnano l’abusante e l’abusato, talvolta facendoci anche inorridire di fronte a pensieri scabrosi quali: chi è l’abusante e chi l’abusato? È raccapricciante poter pensare anche lontanamente che ci possa essere anche solo una minima comprensione verso un qualcosa che consideriamo il “male assoluto”.
Uno spettacolo che spaventa perché pone dei dubbi, solleva in noi molte domande, e forse la cosa che indispone maggiormente è che non avremo risposte. Ma solo
un’inconsueta e tragica storia d’amore.
Anna Della Rosa è una ormai cresciuta, che ci porta una storia fisica e verbale ricca di drammi vibranti e parole mai dette e che fanno tuttavia molta fatica a prender corpo. Questa fatica ma anche la forza sottostante di Una viene espressa dall’attrice con una grande carica fisica ed una mimica facciale leggera e naturale. Si scontra con questa sua modalità la grinta di Massimo Popolizio, Ray, che riesce ad investire lo spettatore talvolta aggressivamente, talvolta sofferentemente.
Il pubblico non può che restarne spiazzato.
Chi definisse questo dramma, un dramma sulla pedofilia ridurrebbe il senso dei
vissuti dei due protagonisti.
Condivido ciò che ha risposto il regista Lluìs Pasqual alla domanda su cosa avrebbe
voluto che il pubblico ricevesse dalla visione di Blackbird: “Che la gente uscisse da teatro pensando che le cose, le persone, le situazioni non sono così semplici, piatte e banali come in televisione”.
Rizzosi.
traduzione Alessandra Serra
scene Paco Azorin
costumi Chiara Donato
luci Claudio De Pace
con Massimo Popolizio e Anna Della Rosa
e con Silvia Altrui
regia Lluís Pasqual
-Dramma
-Concretezza
-Coraggio
Chi è l’orco cattivo? Non credo che nessuno abbia il benché minimo dubbio nel
condannare un abuso da parte di un adulto su un minore. Perché il contenuto è nudo e semplice: un adulto che ha pagato la sua pena incontra di nuovo l’oggetto del proprio abuso. Quel che risulta meno semplice da capire è il rapporto controverso che si è instaurato in passato tra i due e che prende di nuovo forma. Quanta paura abbiamo di confrontarci con il male? E maggiormente, quanta voglia abbiamo davvero di capirlo? Ci aiuteranno ad affrontare questo drammatico viaggio due attori che in
modo magistrale incarnano l’abusante e l’abusato, talvolta facendoci anche inorridire di fronte a pensieri scabrosi quali: chi è l’abusante e chi l’abusato? È raccapricciante poter pensare anche lontanamente che ci possa essere anche solo una minima comprensione verso un qualcosa che consideriamo il “male assoluto”.
Uno spettacolo che spaventa perché pone dei dubbi, solleva in noi molte domande, e forse la cosa che indispone maggiormente è che non avremo risposte. Ma solo
un’inconsueta e tragica storia d’amore.
Anna Della Rosa è una ormai cresciuta, che ci porta una storia fisica e verbale ricca di drammi vibranti e parole mai dette e che fanno tuttavia molta fatica a prender corpo. Questa fatica ma anche la forza sottostante di Una viene espressa dall’attrice con una grande carica fisica ed una mimica facciale leggera e naturale. Si scontra con questa sua modalità la grinta di Massimo Popolizio, Ray, che riesce ad investire lo spettatore talvolta aggressivamente, talvolta sofferentemente.
Il pubblico non può che restarne spiazzato.
Chi definisse questo dramma, un dramma sulla pedofilia ridurrebbe il senso dei
vissuti dei due protagonisti.
Condivido ciò che ha risposto il regista Lluìs Pasqual alla domanda su cosa avrebbe
voluto che il pubblico ricevesse dalla visione di Blackbird: “Che la gente uscisse da teatro pensando che le cose, le persone, le situazioni non sono così semplici, piatte e banali come in televisione”.
Rizzosi.
giovedì 22 marzo 2012
OMBRE-WOZZECK
-Per riscoprire il valore dell’essenziale
-Per acquistare nuovi punti di vista
-Per rispecchiarci in un’invisibilità comune a tutti
ideazione e regia Claudio Morganti
testo di Rita Frongia
tratto da Wozzeck di Alban Berg
e Woyzeck di Georg Büchner
con Gianluca Balducci, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Antonio Perrone, Gianluca Stetur, Grazia Minutella
musiche di Claudio Morganti tratte da Alban Berg, Arnold Schönberg, Gustav Mahler, Anton Webern,
Arvo Pärt, David Sylvian
tecnico Fausto Bonvini
cura del progetto Adriana Vignali
-Per riscoprire il valore dell’essenziale
-Per acquistare nuovi punti di vista
-Per rispecchiarci in un’invisibilità comune a tutti
Chi accompagna chi? O chi accompagna che cosa?
È l’ombra che prosegue l’essere umano o viceversa?
In un incontro di gelosia e stupore umano si consuma un dramma apparentemente ordinario e schietto.
Non ricerchiamo contenuti filosofici.
Non è la narrazione ad essere protagonista; essa funge da preziosa cornice in uno studio più approfondito in cui ognuno di noi diventa parte di quelle ombre senza volto ma dall’anima visibile.
I movimenti del corpo si perdono nei contorni dati troppo per scontato nel quotidiano. Le ombre cambiano come cambiamo noi stessi nel quotidiano, nello scorrere del tempo.
L’immaginazione si perde nell’oscurità per dar vita ad una moltitudine di colori sempre nuovi.
Le voci parlano finalmente; lo spettatore non le “osserva” ma raffina il proprio udito.
L’incisività della storia che contorna queste anime tiene incollati gli sguardi allo schermo senza avvertir mai la voglia di cambiar canale.
La forza delle immagini viene evidenziata dall’ingigantirsi o meno di queste macchie animate.
La scenografia, anch’essa giocata con le luci diventa fumetto o colore o persino si annulla per dar spazio solo a ciò che veramente conta nella scena.
Un’ultima frase da spendere a favore della musica e dei suoni così intensi da riuscir da soli a sconvolgere chi si trova seduto. Talvolta si rabbrividisce, talvolta si sussulta ma è impossibile restar indifferenti a dei toni così importanti e ricchi di pathos.
Unico neo? Avrei ridotto ancor di più la parte recitata e gradito che fossero anche loro, le protagoniste ombre a ricevere i meritati applausi.
Rizzosi.
-Per acquistare nuovi punti di vista
-Per rispecchiarci in un’invisibilità comune a tutti
ideazione e regia Claudio Morganti
testo di Rita Frongia
tratto da Wozzeck di Alban Berg
e Woyzeck di Georg Büchner
con Gianluca Balducci, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Antonio Perrone, Gianluca Stetur, Grazia Minutella
musiche di Claudio Morganti tratte da Alban Berg, Arnold Schönberg, Gustav Mahler, Anton Webern,
Arvo Pärt, David Sylvian
tecnico Fausto Bonvini
cura del progetto Adriana Vignali
-Per riscoprire il valore dell’essenziale
-Per acquistare nuovi punti di vista
-Per rispecchiarci in un’invisibilità comune a tutti
Chi accompagna chi? O chi accompagna che cosa?
È l’ombra che prosegue l’essere umano o viceversa?
In un incontro di gelosia e stupore umano si consuma un dramma apparentemente ordinario e schietto.
Non ricerchiamo contenuti filosofici.
Non è la narrazione ad essere protagonista; essa funge da preziosa cornice in uno studio più approfondito in cui ognuno di noi diventa parte di quelle ombre senza volto ma dall’anima visibile.
I movimenti del corpo si perdono nei contorni dati troppo per scontato nel quotidiano. Le ombre cambiano come cambiamo noi stessi nel quotidiano, nello scorrere del tempo.
L’immaginazione si perde nell’oscurità per dar vita ad una moltitudine di colori sempre nuovi.
Le voci parlano finalmente; lo spettatore non le “osserva” ma raffina il proprio udito.
L’incisività della storia che contorna queste anime tiene incollati gli sguardi allo schermo senza avvertir mai la voglia di cambiar canale.
La forza delle immagini viene evidenziata dall’ingigantirsi o meno di queste macchie animate.
La scenografia, anch’essa giocata con le luci diventa fumetto o colore o persino si annulla per dar spazio solo a ciò che veramente conta nella scena.
Un’ultima frase da spendere a favore della musica e dei suoni così intensi da riuscir da soli a sconvolgere chi si trova seduto. Talvolta si rabbrividisce, talvolta si sussulta ma è impossibile restar indifferenti a dei toni così importanti e ricchi di pathos.
Unico neo? Avrei ridotto ancor di più la parte recitata e gradito che fossero anche loro, le protagoniste ombre a ricevere i meritati applausi.
Rizzosi.
Iscriviti a:
Post (Atom)