giovedì 24 luglio 2014

Yann Tiersen - ∞(Infinity) tour - Piazza del Duomo Prato.


- Uno dei più geniali compositori e polistrumentista.
- Un concerto con diverse sfaccettature e che provoca diverse emozioni
- L'estate, le piazze, la musica.




Yann Tiersen è un musicista francese, compositore di colonne sonore per film come "Il favoloso mondo di Amélie" e "Good Bye Lenin!", con all'attivo otto album di cui l'ultimo ∞(Infinity) è uscito quest'anno. Queste sono le informazioni essenziali che trovate anche su wikipedia.




La mia storia con Yann Tiersen inizia con la colonna sonora di Ameliè che ho fin da subito adorato per delicatezza e intensità.
Nell'estate del 2009 ero in vacanza a Copenhagen e prendendo un treno sbarcammo in Svezia, al Malmöfestivalen, per vedere Tiersen. Credo veramente fossimo gli unici italiani presenti al concerto.
Lui si presentò con un inquietante (per noi italiani) maglietta e suonò molti pezzi di Ameliè e Good Bye Lenin al pianoforte e con la fisarmonica.



Dopo cinque anni, posso ben dire che monsieùr Tiersen non ama ripetere le stesse cose.
Il mese scorso ha fatto mille chilometri in bicicletta in Bretagna, (facendo un percorso che segna il simbolo dell'infinito sulla mappa) in sei giorni e ha suonato in quello che è diventanto il "Midsummer Cycle Tour".
Che non ami ripetersi lo si capisce anche dal concerto tenuto in Piazza Duomo a Prato mercoledì 23 luglio 2014.



Dalla magia del suono acustico sussurrato si passa, nello stesso pezzo, ad un ritmo più sincopato ed elettronico di un beat, per poi tornare alla batteria e al fascino del pianoforte; si perchè Tiersen, in questo tour, suona pianoforte, violino, diamonica (mi è sempre sembrato così ridicolo questo strumento in mano al professore di musica delle medie, quanto romantico e vivo in mano al compositore francese), xilofono, un piccolo flauto, chitarra elettrica, un minipianoforte... manca solo che suoni il campanello!
E infatti Tiersen (e la sua band) suona anche dei campanelli colorati!

Si alternano brani di sperimentazione elettronica con momenti di pura poesia musicale, brani cantati dal vago sapore brit-pop a sonorità nordiche che ricordano i Sigur Ros (il nuovo album è stato registrato in Islanda), ma con più spessore musicale.


I musicisti si alternano agli strumenti e alla voce in maniera strabiliante non deludendo mai il pubblico, perchè Tiersen può permettersi quello che vuole: suonare solo due pezzi del suo disco più famoso (il sopracitato Ameliè), dare un'anima rock con la chitarra elettrica, far cantare tutta la band, suonare due pianoforti diversi senza che il pubblico non applauda alla fine di ogni pezzo.
Al primo dei bis Tiersen con un assolo di violino dolce e furioso ammutolisce tutta Piazza Duomo.




Ho controllato sul sito , quest'anno al Malmo Festival suonano due tipe truccate male a me sconosciute: Rebecca & Fiona. Segno anche i festival svedese peggiorano!

MG. 


lunedì 14 luglio 2014

Maleficent

- Perché le favole ci permettono di sognare con più facilità
- Una rivisitazione Dark di un classico Disney;
- Per il ruolo magistralmente interpretato dalla Joile;





Tutti conoscono la storia della Bella Addormentata nel bosco, il fuso, la maledizione, il bacio d'amore del principe, il risveglio… e vissero tutti felici e contenti..

Bla Bla Bla!
 
Capolavoro della Disney, come Cenerentola e Biancaneve, "La bella Addormentata nel bosco", rinasce come "Maleficent" con la regia di Robert Stromberg. 
Il ruolo centrale di protagonista non è più di Aurora, lattante innocente e sfortunata ma passa a Malefica, la fata cattiva interpretata da una meravigliosa Angelina Jolie.



 
La filosofia della storia viene stravolta invertendo il ruolo della "vittima", ridicolizzando il male, che diventa bene e dando a quello che dovrebbe essere il bene, il ruolo opposto.
Malefica, fata buona che protegge la Brughiera dagli umani, viene tradita dall'unico umano di cui si fida e al quale dona cuore e bacio del Vero Amore ma, delusa dalla sete di potere di quest'ultimo che la tradisce per diventare re, si trasforma in fata vendicatrice… tutto questo almeno in teoria!
Come nella più nota fiaba, nasce Aurora e tutto il regno è invitato per vederla tranne Malefica che, naturalmente, si presenta lo stesso e scaglia la maledizione sulla neonata: "prima che il sole tramonti sul suo 16° compleanno, ella cadrà in un sonno simile alla morte" fino a quando il bacio del Vero Amore non la risveglierà". 





Ma qual è il vero amore?
Per Malefica il Vero Amore, quello al quale ha creduto sin da bambina, non esiste perché quel bacio le ha portato solo dolore e odio; quindi, un sonno eterno attende Aurora e un susseguirsi di avvenimenti altera la trama della classica fiaba: dov'è la strega cattiva simbolo del male e della paura che abbiamo conosciuto durante la nostra infanzia?

Il film ha una visione femminista dell'amore e dimostra che il Vero Amore non è quello dell'inutile principe azzurro, l'unico Vero Amore è quello di una madre e la Jolie, protagonista assoluta del film, di esperienza materna ne ha parecchia, tanto da inserire nel cast anche tre dei suoi figli.




Guardando Maleficent consiglio di spiegare, a chi porta i bambini, che questa è solo un'interpretazione della bella addormentata e non la fiaba originale. 




Io faccio finta sia un'altra storia, in un altro regno e con altri personaggi dove, come in ogni favola, il bene trionfa!

Regia: Robert Stromberg.
Cast: Angelina Jolie, Elle Fanning, Sam Riley, Sharlto Copley, Juno Temple, Lesley Manville, Imelda Staunton, Brenton Thwaites, Miranda Richardson, India Eisley, Marama Corlett, Peter Capaldi, Toby Regbo, Kenneth Cranham, Vivienne Jolie-Pitt, Zahara Jolie-Pitt, Pax Jolie-Pitt

marel

giovedì 15 maggio 2014

Diario di un maniaco perbene di Michele Picchi.


-Un film spiazzante;
-Originale per essere italiano;
-La bravura "one man show" di Giorgio Pasotti;

"Non voglio fidanzarmi, perché se sono felice non creo. Se sono infelice, allora sono intelligente."



Questo è la logica leit-motiv che regge tutta l'opera prima di Michele Picchi.
Lupo, Giorgio Pasotti, è un pittore intellettuale in perenne crisi creativa, figlio d'arte, senza problemi di soldi.
Vive da solo in un attico di un condominio romano, spia i suoi vicini con vari binocoli, riceve continuamente telefonate dalle sue ex-fidanzate e dalle amiche che gli chiedono consigli; perché Lupo non riesce a dire di no a nessuno e per questo evita il contatto con le persone, in particolar modo le donne.
Lupo medita continuamente al suicidio.





Avendo tanto tempo libero il pittore esce di casa, frequenta una piccola chiesa, filosofeggia su Dio, il tutto in cerca di un'ispirazione per dipingere.
Pasotti è bravo, interpreta un ruolo fuori dai suoi canoni abituali. Goffo, ma spavaldo, tenero, quanto sconclusionato, l'attore regge da solo una trama tutta incentrata sulla sua figura. Una storia piena di sfaccettature e manie personali, tra le follie tipiche di ogni essere umano, che riversa sui personaggi bizzarri che circondano la sua vita.





Se i piccoli gesti e le manie sono interessanti, la ripetizione di questi rendono il film poco scorrevole. Un montaggio più coraggioso con tagli su pesanti sottolineature avrebbe reso il film un piccolo gioiello nel panorama cinematografico italiano. Peccato, resta comunque un progetto interessante e degno di essere apprezzato.

MG.

mercoledì 30 aprile 2014

Jackson Pollock, la figura della furia


- per la contrapposizione degli stili
- per un Pollock che non conosciamo
- Perché un anniversario va "festeggiato"



Chi pensa ad una mostra di Jackson Pollock, generalmente non immagina opere piccole dove lo spazio e le forme sono contenute, bensì opere di grandi dimensioni, piene di colore, fatte senza cavalletto né pennelli, quelle tele che appoggiate al pavimento lo riempiono e attorno alle quali l'artista gira per "entrarci" ed esprimere tutta la sua forza.
Questo è il Pollock che conosciamo, l'americano che dipinge con la tecnica del dripping (sgocciolatura) utilizzando bastoncini, cazzuole, smalti e impasti materici, l'artista che mette alla base di ogni opera impulso e istinto.



La mostra, a cura di Sergio Risaliti  e Francesca Campana Comparini, è strutturata in due sezioni ed esprime la furia nelle sue forme e nei suoi colori. Quello che vediamo nella suggestiva Sala dei Gigli, però, è il "secondo" Pollock.

Ma per quale logica e per quale motivo questo artista così moderno viene ospitato in un palazzo rinascimentale?
La risposta la troviamo nella sua formazione: Michelangelo!
La mostra, infatti, fa parte di un progetto di iniziative culturali dedicato al 450° anniversario della morte del Buonarroti.

Il "primo" Pollock, quello che pochi conoscono, ha studiato le forme e la "forza" sui corpi disegnati dal Maestro.



Questa selezione di disegni, realizzati da Pollock durante gli anni della formazione presso l’Art Students League di New York e conservati presso il Metropolitan Museum di New York, ci permette di conoscere la mano e lo stile dell'artista, del quale sono famose al pubblico solo le "macchie di colore", prima dell'evoluzione.
La sua preparazione artistica ha una base figurativa che viene abbandonata e sostituita con la tecnica del dripping, dell'antifigurativo e dell'astrattismo nel momento in cui istinto e genio prendono vita nella sua pittura e l'uso della mano diventa uso del corpo al completo.




Le opere esposte non sono molte ma permettono allo spettatore di farsi un'idea del processo evolutivo dell'artista, che venga compreso e apprezzato o meno!

Dove? Firenze, Palazzo Vecchio, fino al 27 luglio 2014.


marel

giovedì 10 aprile 2014

Non buttiamoci giù

di Pascal Chaumeil

-Quel buon sapore di una storia inglese;
-Tratto da un libro di Nick Horby;
-L'interpretazione di Imogen Poots;

 
 
Premetto che non ho letto il libro di Nick Horby e non posso dire la fatidica frase "Si ma insomma, rispetto al libro che delusione!". Nick Horby è dagli anni '90 uno dei romanzieri inglesi più utilizzati dal cinema, basti pensare a"About a boy", "È nata una star?", "Febbre a 90°" e "Alta Fedeltà". In questo caso lo scrittore inglese non ha partecipato alla sceneggiatura (e a detta di molti si sente), ma "Non buttiamoci giù" presenta diversi punti in comune, sopratutto rispetto  a "About a boy", in particolar modo al cinismo di Pierce Brosnan simile a quella di Nick Hornby.

Fine dei punti negativi, passiamo agli aspetti positivi.
Il film tratta due temi spigolosi con un'ironia e leggerezza difficile da trovare.
Il primo tema è quello della depressione. I quattro protagonisti si trovano infatti, all'inizio del film, sul tetto di un palazzo per suicidarsi, ognuno per un motivo differente. Sarà proprio la complicità nelle difficoltà ad unire le quattro personalità, fra di loro molto differenti, in una sorta di gioco di squadra leggero e allegro. Anzi la loro diversità sarà proprio il punto di forza nell'aiutarsi l'uno con l'altro.
Il secondo tema è quello della difficoltà per un parente di vivere una disabilità pesante e incurabile in famiglia. Il tema non è trattato con pietà o lacrimevole compassione ma, come tutto il film di Pascal Chaumeil, è la forza di reagire di fronte alle avversità, la vera mossa vincente dell'unione dei protagonisti.



Ciliegina sulla torta del film è la bravura dell'attrice inglese Imogen Poots, interprete della ricca e svitata ragazza londinese.
"Non buttiamoci giù" non sarà il film dell'anno, ma la pellicola lascia una buona sensazione all'accensione delle luci.

MG.

giovedì 3 aprile 2014

Seminari di Introduzione al Giornalismo - Comeana.

- Per l'interessante programma dei seminari;
- Per l'oppurtunità di parlare con chi lavora nei vari ambiti dell'informazione;
- Perchè... è gratis!





Si terranno nello Spazio Giovani in Piazza C. Battisti, 17/18 a Comeana (PO) i Seminari di Introduzione al giornalismo.

Gli incontri  per conoscere i segreti del giornalismo saranno svolti da docenti scelti tra giovani professionisti del settore attivi sul territorio. Saranno in tutto 6 incontri e avranno luogo il venerdì dalle ore 18.00 alle 19.30.

I seminari si baseranno quindi sulla esperienza lavorativa quotidiana, dei relatori partecipanti, che daranno un approccio fresco e una prospettiva concreta su i primi passi da fare per entrare nel mondo del giornalismo.

Questi gli argomenti e le date degli incontri:

- 11/04/2014 Aspetto redazionale: scelte e programmazione per costruire una rivista partendo dal teatro   l'esperienza del bimestrale “L'altra città”. Relatore: Massimo Bonechi – Regista / ex- responsabile della rivista mensile “L'Altra Città”.
- 18/04/2014 Confezionare un servizio giornalistico: l’abc della realizzazione di un servizio. Relatore: Tommaso Artioli – Il Tirreno e blogger per Kalporz
- 9/05/2014 Fotografia: gli scatti giusti per blog & Co. Relatore: Marco Giani – blogger per TreMotivi e fotografo
- 16/05/2014 Scrittura giornalistica: le tecniche e i metodi per scrivere. Relatore: Lucia Pecorario – TVPrato.
- 23/05/2014 Come nasce una notizia: capire da dove si parte per scrivere un articolo e raccontare una storia. Relatore: Alessandro Pattume – Pratosfera.
- 30/05/ 2014 Grafica per blogger: imparare un metodo di lavoro per gestire un blog. Relatore: Vincenzo Merluzzo – Formatore Multimediale.




I seminari sono gratuiti, per informazioni contattare:

Spazio Giovani
055 8716213 Martedì - mercoledì - giovedì - venerdì dalle 15.00 alle 19.00
Piazza C. Battisti, 17/18 (Comeana) - 59100 Carmignano (PO)
lisa.biancalani@panerosecoop.it
gbianchi@comune.carmignano.po.it

MG

domenica 23 marzo 2014

Prato Dorata Stampa-finale di Valentina Baroncelli

-Per il fascino della EX-TYPO;
-Per la bellezza delle opere esposte;
-Per l'importanza di queste iniziative per un rinascimento culturale, oltre che industriale;

Cosa c'è di più adatto di una vecchia tipografia dismessa come location per una mostra di incisioni con soggetto le vecchie fabbriche pratesi?

La tipografia è quella in via dei Tintori 12 a Prato, la Ex Tipolito Artestampa, chiusa e abbandonata, che viene riaperta come spazio espositivo per questa mostra; inaugurata il 22 marzo, proseguirà fino al 26 aprile. L'ambiente è austero e grigio, niente è stato cambiato, poco è stato toccato dalla chiusura della tipografia, eppure tutto ha un suo fascino, si può ancora percepire il lavoro svolto in quell'ambiente, il mondo tipografico è la via di mezzo tra l'eleganza dell'arte e il naturale sporco dell'industria, tra grafica, incisione e stampa. Il tutto accompagnato dalla musica di Monoki e l'arte visual di Hamaranta.



Il lavoro di Valentina Baroncelli parte, come spiega nel catalogo Monia Nannini, da fotografie fatte dall'artista in momenti precisi della giornata a paesaggi industriali abbandonati, vecchie fabbriche e capannoni. Poi il lavoro passa all'incisione delle lastre e ad una successiva lenta lavorazione di stampa  in acquaforte, acquatinta e ceramolle. Un lavoro manuale, non industriale come quella della tipografia dove l'artista espone.

Nelle incisioni vengono rappresentati i luoghi di un futuro dorato della città di Prato, luoghi abbandonati che attendono, forse da troppo tempo, un riutilizzo dello spazio, come quello della tipografia. Il tratto delle incisioni non è però malinconico a ricordare un tempo che fu, è più una mano sincera, dura e poetica. Quasi più a vedere la bellezza di un presente che la tristezza di un passato, che forse più non tornerà.


MG.