sabato 14 settembre 2013

Officina Pratese: Da Donatello a Lippi.

-Per vedere Palazzo Pretorio ristrutturato;
-Per conoscere il Rinascimento Pratese;
-Perchè non solo d'industria può vivere una città;



Riapre dopo quindici (troppi) anni il palazzo più centrale e in vista di tutta Prato, Palazzo Pretorio in Piazza del Comune. Riapre con una mostra, che senza esagerare, è la più bella che sia mai fatta nella piccola provincia toscana.

I presupposti c'erano tutti. Mesi fa quando sono apparsi i primi cartelloni pubblicitari e il sito internet, avevano una grafica pulita e ben curata, opera dello studio grafico Rovaiweber Design. Poi è seguita una prima apertura del museo per ospitare le statue di Jacques Lipchitz (una è attualmente fuori del museo), ed è stata una gustosa anticipazione delle stanze restaurate del palazzo.


La fila per entrare la prima sera è la testimonianza che la città è curiosa e attende eventi di cultura come questo. Il palazzo è formidabile: Se da fuori e nelle mura è rimasto il duro palazzo duecentesco, all'interno oltre agli affreschi restaurati (superbo quello all'entrata raffigurante Dagomari, Santo Stefano, San Giovanni e Datini), gli spazi espositivi, le scale, donano un'immagine del museo moderna ma essenziale, semplice e di ampio respiro. In questo modo, le opere esposte hanno lo spazio necessario per essere ammirate con una luce giusta, nella loro bellezza. Anche i quadri e le pale più grosse non sono soffocate, come troppo spesso succede anche in importanti e blasonati musei.

L'organizzazione della mostra e la scelta delle opere sono impeccabili. Si inizia con Donatello, famoso in città per aver realizzato (insieme a Michelozzo) il pulpito del Duomo. Per arrivare all'appassionante storia di Filippo Lippi, un frate che mentre lavorava a Prato su la tavola della "Madonna della Cintola",  s'innamora della sua modella, la monaca pratese Lucrezia Buti e  la rapisce durante la processione della Sacra Cintola. A loro discolpa va detto che furono entrambi vittime di monacazione forzate.
L'esposizione continua con stupendi quadri di pittori considerati minori come Zanobi Strozzi e Fra Diamante, il principale collaboratore di Filippo Lippi. Proprio da Fra Diamante prima e da Botticelli poi, cresce artisticamente Filippino Lippi, figlio di Filippo, a cui è dedicata la parte finale della mostra con, tra le altre opere, la Madonna esposta nel tabernacolo in Piazza Mercatale, andato distrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e restaurato da un pratese di Vainella - Figline, Leonetto Tintori.


Come detto sopra, il maggior pregio della mostra (che Sgarbi ha definito "una delle più belle mostre viste negli ultimi anni" ) oltre a quello dell'esposizione con luci e sfondi adatti, è la scelta delle opere prese in prestito da collezioni private di tutto il mondo. Dalla "Natività con San Girolamo, Santa Maria Maddalena e Sant'Eustachio" di Paolo Uccello conservate a Karlsruhe, alla "Madonna col Bambino" di Filippo Lippi al National Gallery of Art di Washington, alle pale e formelle divise e per rara occasione ricostruite: una per tutte la Pala di Faltugnano del Maestro della Natività di Castello, divisa tra Londra e Philadelphia.



Una passeggiata emozionante tra statue di Della Robbia e di Matteo Civitali, tra enormi candelabri del Duomo di Prato e del Duomo di Pistoia di Maso Di Bartolomeo. Una visita obbligatoria per i pratesi che devono riscoprire con orgoglio la cultura della propria città e di chi deve conoscere Prato come non solo la città dei cinesi e sorella povera di Firenze.

MG.