martedì 27 gennaio 2015

La Teoria del Tutto.

-Per l'incredibile vita di  Stephen Hawking;
-Perchè è un film d'amore, ma che in realtà parla di una speranza;
-Per la bravura nell'interpretare la difficile condizione di vita del fisico inglese;


Sembra che la vita degli scienziati ultimamente inspirano molto gli sceneggiatori di film e che il 2015 sia un anno ricco di buoni film. Se The Imitation Game parla della vita di Alan Turing, La Teoria del Tutto è la storia di Stephen Hawking.
Questo è il primo film a portare al cinema la vita dello scienziato inglese, dopo il film per la televisione "Hawking" del 2004, dove il protagonista era interpretato dall'attore Benedict Cumberbatch (lo stesso attore che interpreta nell'altra pellicola Turing, guarda caso).


Il film è tratto dal libro della moglie Jane Wilde Hawking e narra come i due si sono conosciuti al college. Lui ateo promettente studioso di Fisica e lei religiosa studente in Lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo, tutto il film è basato sulla loro storia d'amore, fortissima e complicata dalla malattia che colpisce precocemente Stephen Hawking. Lo scienziato infatti è ammalato di una malattia degenerativa dei motoneuroni che lo porterà lentamente alla perdita dell'uso dei muscoli e della parola.

A questo punto la trama potrebbe prendere una piega pietista e dolorosa, ma la forza del film (e della vera vita di Hawking) è la forza di volontà e dell'amore tra lo scienziato e Jane Wilde. Un amore che permette di avere una numerosa famiglia (nonostante il precoce decorso della malattia), di completare gli studi e di diventare il brillante scienziato famoso a livello internazionale sulla teoria dei buchi neri.


Il film è stato criticato di portare in primo piano il travagliato e bellissimo rapporto sentimentale tra i due, a discapito delle teorie fisiche di Hawking, talvolta spiegate malamente. Personalemente non sono d'accordo pur non essendo un fisico o non avendo letto "Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo", ma le teorie scientifiche e gli studi del fisico sono parte integrante della trama del film e s'intrecciano con la storia personale di Hawking e la moglie.



Gli attori sono eccezionali, Eddie Redmayne e Felicity Jones, nei panni rispettivi di Stephen Hawking e Jane Wilde sono candidati agli oscar come migliori attori. Il lento peggioramento dello scienziato inglese è ben descritto e interpretato magistralemnte da Redmayne, che riesce a riprodurre le espressioni facciali del professore senza mai e dico mai essere patetico.

Un film poetico e romantico diretto magistralmente da James Marsh, potente e incredibile quanto la storia personale di Stephen Hawking, che va ben oltre quella raccontata dal film (basta spulciare wikipedia per rendersene conto).

La classifica dei migliori film del 2015 verrà stilata da tutti i siti e magazine a fine anno, tuttavia oggi a fine gennaio, sono sicuro che la Teoria del Tutto sarà sicuramente in questa classifica. O almeno nella mia.


MG.

domenica 25 gennaio 2015

Big Eyes

- La vera storia poco conosciuta di una truffa nel mondo dell'arte
- Perché le vite dei pittori sono sempre interessanti
- Perché ad un film di Tim Burton non si rinuncia Mai


Normalmente da Tim Burton ci si aspetta un film "magico", con tremila effetti speciali, scene macabre, storie ironicamente assurde, tanto che Big Eyes non sembrerebbe neanche suo se non fosse per gli sguardi malinconici e cupi dei bambini raffigurai nei dipinti.


Il film racconta la vita di Walter Keane, artista degli anni '50 e '60 che rappresenta, nei suoi quadri, bambini dagli occhi grandi e sproporzionati rispetto alle altre componenti del viso, bambini dallo sguardo scuro, profondo ed esageratamente triste.

In realtà è la frode artistica più famosa della storia; un' enorme bugia a cui tutti hanno creduto finché non è venuta a galla la verità: il vero artista, infatti, non era Walter ma la moglie Margaret.



Donna dalla tipica mentalità degli anni '50 che si affida al marito (Keine è il secondo) in tutto e per tutto;  accondiscendente ad ogni sua scelta, che lavora con amore ad ogni quadro e si mette da parte, soffrendo in silenzio, anche quando scopre che lui se ne attribuisce la paternità.
Tutto questo per la smania di successo di quest'ultimo al quale, però, va attribuito il merito del lavoro di commercializzazione dei dipinti: se non fosse stato per lui, probabilmente nessuno li avrebbe mai visti.







Dal corridoio di un locale ad una propria galleria d'arte, fino alla stampa in serie di quelle opere che diventavano poster e cartoline venduti a prezzi bassi, sminuendo il valore del lavoro, per dar spazio alla mercificazione e ad un guadagno più semplice e veloce.

Una storia vera che prosegue e si conclude con una battaglia legale per la paternità delle opere con una unica e sola vincitrice.




Bravi gli attori, Amy Adams e Christoph Walts, immedesimatisi in pieno nelle personalità dei personaggi, tanto tranquilla e misteriosa lei, quanto egocentrico e agitato lui.

Un film carino per una serata tranquilla senza aspettative particolari!
  marel

sabato 17 gennaio 2015

American Sniper, il più letale cecchino americano.

-Perchè un film di Clint Eastwood merita sempre di essere visto;
-Perchè fotografa un pezzo di storia contemporanea con il punto di vista conservatore americano;
-Per la bravura camaleontica (sia fisica che psicologica) di Bradley Cooper nell'interpretare senza retorica una storia vera;

L'ultimo film di Clint Eastwood è basato sulla vera storia (romanzata ovviamente) del soldato americano Chris Kyle (interpretato da  Bradley Cooper) e racconta la sua entrata nell'esercito e i vari "turni" di guerra nel golfo. Kyle è infatti un cecchino maledettamente bravo che si trova davanti alla crudeltà della guerra che gli mette di fronte scelte dure, come quello di ammazzare un bambino che porta una granata. Durante le sue "turnazioni" di guerra ( è stato quattro volte in Iraq), dovrà vedersela con un cecchino siriano e con i drammi familiari della moglie (Sienna Miller) rimasta negli Stati Uniti.


 

Il regista americano riesce raccontando la storia del cecchino a narrare la storia del suo paese tra la fine degli anni novanta e l'inizio del nuovo millennio. E di come gli americani sono passati ad essere un popolo tranquillo e indifferente rispetto a quello che succedeva ai propri soldati in medio oriente, ad sentirsi sotto attacco e preoccupati dal crollo delle Twin Towers. Una visione storica conservatrice sicuramente parziale e facilmente criticabile, ma altrettanto sincera e reale.





 Il maggior pregio del film, oltre alle scene di adrenalitca emozione, è quello di non aver trasformato il cecchino Chris Kyle in una sorta di Rambo sprezzante e amante della guerra, e di mostrare i danni psicologici che la guerra lascia, oltre alle ferite permanenti sul corpo dei soldati.
Scarno nella fotografia e nelle scenografie che forse potevano essere maggiormente curate, è l'unica critica che mi sento di rivolgere verso una pellicola che sicuramente vale il prezzo del biglietto al cinema.

 

MG.

sabato 10 gennaio 2015

Si accettano miracoli

- per rilassarsi un paio d'ore
- per ridere
- perché Siani è bravo




Si accettano miracoli, secondo film di Alessandro Siani, uscito nelle sale italiane l'1 gennaio 2015, non vuole essere il "passatempo cinepanettone" ai quali siamo abituati ogni anno ma è un film carino, che fa sorridere e ridere senza nessuna volgarità, senza nudità e senza quelle battute "tristi" che troppo spesso si sentono nei film degli ultimi anni.

Si accettano miracoli mostra la bellezza della vita semplice, senza tecnologia, quella vita che oggi è "fuori dal mondo", niente internet, niente WhatsApp, niente Facebook.

È la storia di Fulvio (Alessandro Siani), impiegato in una multinazionale che, senza volerlo, si ritrova a passare un paio di mesi a Rocca di sotto, suo paese originario, ritrovando il fratello, Don Germano (Fabio De Luigi) che gestisce una casa famiglia e la sorella Adele (Serena Autieri), moglie frustrata di un uomo che non ama. 
Questo inaspettato trasferimento, in famiglia dopo 10 anni, gli fa capire cosa è davvero importante e forse proprio questo è il vero miracolo del film!



Una storia divertente creata da una bugia, da un imbroglio fatto a fin di bene dall'uomo marketing (Fulvio appunto), che cerca di aiutare suo fratello e, di conseguenza, crea un evento mediatico che porta Rocca di sotto ad una notorietà inaspettata.



Molto bravi gli attori, personaggi decisamente particolari, bravi i bambini che riprendono un po' "piccole pesti" dei film in bianco e nero dell'infanzia dei nostri genitori. Belli i colori e il modo di descriverli nei ricordi.






Un film leggero nel senso buono del termine, per passare due ore piacevoli, sorridendo, ridendo e lasciando fuori dalla testa tutto ciò che è tecnologia.
Bravo Siani!

marel

domenica 4 gennaio 2015

The Imitation Game.

-Per l'incredibile storia di Alan Turing.
-Per l'interpretazione magistrale e paranoica di Benedict Cumberbatch.
-Per conoscere i retroscena nascosti del più grande conflitto mondiale.




Conoscevo Alan Turing, per averlo sentito nominare ad un esame di Informatica all'università. A dire il vero il libro del professore non parlava della vita del matematico inglese, ma solo della sua "Macchina di Turing", un antenato del computer, un macchinario a nastro in grado di risolvere algoritmi.



 

Più interessante di come funziona la macchina di Turing è la vita del suo creatore raccontata da questo film.
Seconda guerra mondiale, i tedeschi stanno vincendo la guerra invadendo mezza europa e bombardando l'Inghilterra. Gli inglesi sono in possesso di una macchina usata dai tedeschi e i propri alleati per criptare i loro messaggi, la famosa macchina "Enigma", ma non riescono ad usarla perchè bisogna conoscere un codice che cambia ogni giorno. Il matematico inglese Alan Turing (interpretato da Benedict Cumberbatch diventato famoso per la serie televisiva Sherlock) viene chiamato dai militari per le sue doti di eccezionale crittografo, ma invece di lavorare sui messaggi, progetta un calcolatore per decriptare il Codice Enigma.




Alan non è un facile personaggio: schivo, inetto nei rapporti sociali e testardo nelle sue idee. Ma grazie all'aiuto dell'abile enigmista Joan Clarke (Keira Knightley) riuscirà a convincere i suoi superiori e la sua equipe, ma il matematico nasconde un segreto che non gli farà avere una vita semplice.



Il film è appassionante per la tormentata figura del matematico inglese e per il punto di vista storico sul conflitto mondiale: una visione inedita che sposta come focus l'attività segreta di Turing e il suo team e per l'importanza dell'azione dei servizi segreti inglesi nella seconda guerra mondiale.


MG.