- Per vedere due attori fuori dei loro ruoli abituale: il cattivo Amendola e il corrotto Favino.
- Perchè è prodotta dall'industria mediatica del futuro: Netflix.
- Perchè è un ritratto di storia italiana contemporanea: dimissioni del Papa, Governo e la famiglia zingara dei Casamonica.
Dal 22 ottobre 2015 Netflix, il servizio di streaming online on demand, a pagamento, di film e serie televisive è disponibile anche in Italia.
Una rivoluzione silenziosa, che forse sarà potente mediaticamente o forse no.
Nelle sale, quasi contemporaneamente, esce il primo film, prodotto da Netflix insieme a Cattleya e Rai: Suburra, di Stefano Sollima.
Suburra è tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo (magistrato e autore anche di Romanzo Criminale, il libro sulla Banda della Magliana) e Carlo Bonini, lo stesso regista della serie di Gomorra e ACAB.
Tutte queste influenze si sentono nell'opera cinematografica e diventano un marchio di fabbrica Made in Italy nelle produzioni nostrane.
Il film è ambientato a Roma, nei giorni tra il 5 e il 12 Novembre 2011. Sono i giorni in cui il Papa sta meditando di dimettersi e il governo è in crisi: il crollo delle istituzioni.
Il potere politico è rappresentato dal parlamentare Filippo Malgradi (uno strepitoso Pierfrancesco Favino) ed intrecciato con quello della malavita di Samurai (un inedito Claudio Amendola) e l'alta borghesia romana (Elio Germano). Tra chiesa e casinò, tra famiglie malavitose zingare (il riferimento alla storia della famiglia Casamonica è impressionante) e band di Ostia (il personaggio forse meno riuscito è Numero 8 interpretato da Alessandro Borghi), Suburra è un film immediatamente violento e incisivo, un continuo ideale al mondo romano dopo la Banda della Magliana.
Una visione contemporanea dei polizieschi (o poliziotteschi come venivano chiamati) dei film anni '70, violenti, cinici e collusi con il potere.
Il processo di Mafia Capitale, il funerale del boss dei Casamonica che ha portato Roma sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, le dimissioni del sindaco Ignazio Marino e ancora la droga nella politica e la compravendita dei parlamentari, oltre ad una dose massiccia di sesso e violenza, inusuale per una produzione cinematografica italiana: tutto sembra riportare al film di Sollima, facendo si che realtà e fiction si mischino continuamente. Probabilmente è questa violenta credibilità che ha interessato le produzioni estere, tanto da portarli all'acquisto e alla distribuzione della pellicola.
M.G.
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