domenica 26 maggio 2013

Arjun Appadurai a Dialoghi sull'uomo - Pistoia.

-Per ascoltare opinioni fuori dal banale pensiero comune;
-Per allargare i propri confini culturali;
-Il centro di Pistoia è bello, anche con la pioggia.

Dialoghi sull'uomo è un festival che si svolge a Pistoia giunto alla quarta edizione. Scrittori, sociologi, filosofi, cantanti, antropologi... o molto più semplicemente pensatori sono invitati a tenere una conferenza-lezione su un tema. Il tema di quest'anno è stato il viaggio.

Arjun Appadurai è un antropologo di origine indiana che insegna alla Columbia University, che affronta il sistema della complessità della globalizzazione. Accompagnato dalla traduttrice Marina Astrologo, il professore Appadurai delinea a grandi linee il fenomeno dei flussi di spostamento. Spostamento delle persone, che vuol dire emigrazione e scambi culturali, sfide per la nostra complessa modernità. Spostamento delle merci, sempre più veloci e sempre più globale, grazie ai mezzi di transporto. E infine lo spostamento delle idee, trasportate dai mezzi di comunicazioni di massa, dalla televisione a internet. Il tutto analizzato dall'occhio dell'esperto antropologo indiano che non sempre usa termini semplici o diretti per spiegare teorie che forse meriterebbero maggior approfondimento o maggior esempi chiarificatori.



Il ruolo istituzionale delle nazioni viene per esempio sorpassato spesso dal potere delle corporation e lo spostamento delle idee avviene sempre più velocemente rispetto a quello delle istituzioni culturali, come le università ad esempio.

Con questa velocità e con questo "mixture" di culture, merci e idee fanno si che "locale" e "globale" sono concetti nella nostra modernità descritta da Habermas, che si confrontano, scontrano e mischiano, inevitabilmente.


Intervista esclusiva dal sito del festival di Marco Aime e Adriano Favole ad Arjun Appadurai.

Rimangono delle domande che avrei voluto porre al professor Appadurai, specie sulla sua affascinante affermazione riguardo i termini "nazione" e "romanzo" quando ha detto: "vi sono nazioni senza romanzi e romanzi senza nazione".

Forse l'impossibilità di porre domande da parte del pubblico è l'unica vera pecca di un festival ben fatto, in una piccola città toscana che personalmente non smette mai di stupirmi.

MG.

domenica 19 maggio 2013

Burrasca

- per tornare bambini
- per ridere digusto
- per giocare

Ogni tanto è bello ritornare bambini.
Ogni tanto è bello rivivere gli eventi che, in qualche modo, hai vissuto da piccolo vedendoli, adesso, con gli occhi di un adulto e riderne di una risata sincera e genuina.



Ispirato al personaggio di Gian Burrasca, bambino discolo e dispettoso, Guido Nardin, con la regia di Luca Regina, porta sul palcoscenico di Officina Giovani "Burrasca", un Ugo Sanchez Jr. a scuola.

La buona regia mostra lo studio attento che c'è dietro a questo spettacolo, curato nei minimi particolari e visto con gli occhi di un bambino riguardo tutto quello che è la regola: non ci sono regole! Devi stare composto? Devi stare fermo? Devi stare in silenzio? Devi fare il bravo? Nessuna regola rispettata in quel tempo che Burrasca si ritaglia nell'attesa dell'arrivo della maestra; quel tempo è tempo per il gioco e non va perso.

foto di Cristiano Luca Martini

Bello il coinvolgimento del pubblico, quei grandi e piccini che rappresentano un po' i suoi compagni di classe. Con loro gioca e loro, forse all'inizio un po' freddi o spiazzati, riescono ad entrare nei personaggi rendendo gioco tutto lo spettacolo e regalando calorosi e meritati applausi al piccolo Burrasca.

foto di Cristiano Luca Martini

foto di Cristiano Luca Martini

L'accompagnamento musicale dal vivo di Giovanni Favuzza è un ottimo supporto per lo spettacolo e si fonde perfettamente con esso creando un'atmosfera di presa in giro, di scherzo e di quella sensazione che fa in modo che tu ti chieda "chissà cosa combina adesso?", temendo qualcosa di simpaticamente pericoloso.

Anche questa volta, Ugo ci ha portati nel suo mondo mandandoci però a nanna con il sorriso e gli occhi pieni di curiosità, meraviglia e stupore che solo i bambini sanno avere.

marel

venerdì 17 maggio 2013

Il grande Gatsby

- ...era una dote straordinaria di speranza, una prontezza romantica 
  quale non ho mai trovato in altri, e quale probabilmente non troverò mai più
   
- Non c'è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare 
  nel proprio cuore
 
- Così rimiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato





Quando lo stravagante Buz Luhrmann decide di farci sognare non si limita.
Come era già accaduto per Romeo+Giulietta (1996) e Moulin Rouge! (2001), 
anche in questa pellicola, egli sfodera tutte le armi a disposizione per ricreare 
quegli scenari e atmosfere che ci fanno venire la voglia di essere li; questa volta 
tra gli sconosciuti invitati del Trimalcione di Francis Scott Fitzgerald; come sempre 
il risultato è un capolavoro.
Tra lustrini, feste sfrenate e fiumi d'alcol ci ritroviamo catapultati nella New York anni '20, quando il crollo della Borsa era ancora lontano.
Il discreto Nick Carraway, interpretato da Tobey Maguire, racconta in prima persona la storia del self-made-man dalle bellissime e fresche camicie Jay Gatsby, l'impeccabile Leonardo Di Caprio, eroe romantico moderno, che per amore della bella e superficiale Daisy, l'eterea Carey Mulligan, costruisce dal nulla un impero paragonabile al di lei marito, da sempre odiato.
Ancora una volta lo stile del regista australiano è incisivo: movimenti di macchina veloci e vertiginosi mettono in risalto splendide e ridondanti scenografie, che si aprono su molteplici scenari, mentre la fotografia sottolinea magistralmente luci e colori, rimanendo piacevolmente catturati dalla sfilata dei sontuosi abiti di scena, creati con ricercata eleganza dalla stessa costumista di Moulin Rouge!, Catherine Martin.



Nondimeno la colonna sonora contribuisce a questo caleidoscopico carnevale, 
grazie alla collaborazione con il produttore-rapper-imprenditore Jay-Z e il compositore scozzese, Craig Armstrong (responsabile anche di quel capolavoro che è la colonna sonora di Moulin Rouge!), riuscendo a far convivere hip pop, rock ed elettronica; che a quanto pare è piaciuta parecchio anche alla nipote ultraottantenne di Scott Fitzgerald.
Le scene finali si chiudono sotto una nevicata di bianche lettere che danzando compongono il passo finale del testo originale, mentre da lontano un lieve ticchettare di tasti di una macchina da scrivere ci accompagna verso i titoli di coda.
Poetico.
Ahimè, gli addetti ai lavori non hanno apprezzato il film, ma Luhrmann ha serenamente risposto che molti avevano storto il naso all'uscita del libro, ma ora è un grande classico.
Che dire? Ai posteri l'ardua sentenza.

Nesh


lunedì 6 maggio 2013

Se ti Abbraccio non avere paura


- per guardare il mondo con occhi nuovi
- per scoprire il coraggio di un padre
- per conoscere Andrea


Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima.”




Franco Antonello potrebbe sembrare una rock star, ne ha l'aspetto, ma non lo è; non è nemmeno un supereroe, anche se si batte ogni giorno per creare un mondo all'altezza di Andrea; è semplicemente un papà, il papà di Andrea, bellissimo ragazzo di diciotto anni affetto da autismo.
Se ti abbraccio non avere paura è un diario di bordo scritto da Fulvio Ervas che narra l'incredibile avventura on the road di quest'insolita coppia di vagabondi capelloni, un viaggio che inizia da quando Andrea aveva poco più di due anni, quando il medico emanò il suo verdetto: autismo.
Contro ogni previsione e aspettativa, che vuole ogni autistico incapace di adattarsi ai cambiamenti, Franco testardo, intraprende quest'avventura con la speranza di cambiare qualcosa nella vita di Andrea, di migliorarla, ma l'esperienza sarà per lui un'occasione per imparare a percepire il mondo con gli occhi di suo figlio. 





Sfrecciando sull'Harley Davidson lungo praterie, deserti, città e mari, in un paesaggio sconfinato e in continuo cambiamento, Andrea ci trascina in punta di piedi, silenziosamente, nel suo labirinto, attraverso pensieri frammentati, segnandoci la strada con minuscoli pezzetti di carta e mappe fatte di crema di gelato colorato, trasmettendo emozioni semplici, fatte di abbracci e sorrisi bellissimi, riuscendo a farci emozionare in ogni istante, rimanendo sbalorditi e affascinati come bambini.

Nesh



Se ti abbraccio non avere paura, edito da Marcos Y Marcos, tradotto in 6 lingue, ha venduto oltre 300.000 copie. Con i proventi di questo libro, Andrea a Franco hanno regalato al loro amico Jorge e alla sua famiglia una casa in Costa Rica.
Per maggiori informazioni sulla fondazione:http://www.ibambinidellefate.it/