-Per la colonna sonora non banale;
-Per la bravura (e la bellezza) della protagonista Déborah François;
Partiamo subito dal tallone di Achille del film: la trama. Fine anni '50 la giovane Rose Pamphyle (Déborah François) scappa dal suo piccolo paese della Normandia per andare a fare un colloquio come segretaria per l'ufficio di assicurazione del carismatico Louis Echard (Romain Duris). Naturalmente viene assunta ma, la nostra candida giovane francese imbranata, ha un talento innato: la dattilografia! Così rispettando il luogo comune della segretaria bravissima a scrivere a macchina come massima aspirazione della vita della donna degli anni cinquanta, il bel francese tutto d'un pezzo la vuole allenare per i tornei regionali di velocità di battitura a macchina. Tra mille peripezie sentimentali e psicologiche (lui tormentato dal suo passato burrascoso, lei algida e insicura di se stessa, le varie famiglie ecc...), il resto della trama ed è ESATTAMENTE quello che state pensando.
Quindi? Il film è da buttare? Tutt'altro. Il film si salva egreggiamente grazie a tutto quello che sta attorno alla trama, per fortuna! A partire dalle scenografie, alla cura dei dettagli dal design alla grafica delle macchine da scrivere e dei colori usati per imparare a dattilografare. Se il sempre francese "The Artist" l'anno scorso ha ricostruito con cura maniacale le ambientazioni del cinema muto, questa pellicola ricrea le atmosfere dei film di Marilyn e Audrey Hepburn (a cui la protagonista si ispira come look e tipologia di bellezza).
Il film è debitore alla bravura dell'attrice Rose/Déborah forse di più di quanto fosse "Il famoso mondo di Ameliè Poulain" a Audrey Tautou.
PS: ma chi diavolo decide di tradurre il titolo originale del film "Populaire" (il nome della macchina da scrivere usata in gara), in uno scontato "Tutti pazzi per Rose"?
MG.
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