giovedì 6 novembre 2014

Torna l'onda noir di David Lynch con The Factory Photographs.



-Per farsi trascinare dalle atmosfere oniriche "Lynchiane"
-Per non lasciarsi sfuggire uno spazio che può far invidia a una metropoli Europea.
-Perchè una volta usciti, avrete voglia di riprendere in mano la vostra macchina analogica.




È tornato David Lynch.
Non con un nuovo film, né con il sequel di Twin Peaks, neanche con un nuovo album, ma con una  mostra fotografica dal titolo David Lynch: The Factory Photographs, che dal 17 settembre al 14 dicembre troverete al MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) Centro Polifunzionale di Bologna. L'esposizione è curata da Petra Giloy-Hirtz, in collaborazione con MAST e The Photographers' Gallery.

Centoundici scatti in bianco e nero di luoghi abbandonati e fumosi, geometrie intriganti, comignoli e ciminiere  di fabbriche silenziose e decadenti, cortili abbandonati, foto scattate tra il 1980 e il 2000 a Berlino, in Polonia, New York, New Jersey e Inghilterra.

Lynch ha il potere di rinnovarsi in ogni forma d'arte a cui si approccia e la sua poetica traspare come un marchio di fabbrica, sprigionata dalla grana delle sue foto, esclusivamente in bianco e nero.
Nella prima sala, una sua citazione ci spiega il suo rapporto con l'oscurità, che ancora una volta è un tema centrale del suo lavoro.
Abbiamo tutti una zona d'ombra con cui spesso è difficile  mettersi in contatto, è buia, fa paura e rinchiude disagi e rancori, dubbi e ingiustizie subite.
Proprio attraversando il buio, spiega Lynch, che prende forma ciò che temiamo e di conseguenza si fa più chiaro quello di cui  non possiamo fare a meno.
E alla fine anche il buio è illuminante.


(David Lynch, Untitled, (Łódź), 2000, Archival gelatin-silver print, 11 x 14 inches, © Collection of the artist)


Questo è il concetto che si cela dietro agli anfratti nascosti delle fabbriche abbandonate di Lynch. Luoghi silenziosi in cui una volta risuonava il boato incessante delle macchine industriali e che ora sono dominati da un silenzio inquietante, che fa riflettere sul passato e sul presente.
Fanno parte della mostra una selezione dei suoi primi cortometraggi, meno noti al grande pubblico, che verranno proiettati a ciclo continuo all’interno del percorso espositivo: Industrial Soundscape, Bug Crawls, Intervalometer: Steps.



(Mark Berry, Portrait of David Lynch, Courtesy of the artist)

La fondazione Mast, nata nel 2013, promuove progetti di innovazione sociale e culturale, nasce da un intervento di trasformazione di una vecchia area industriale dimessa. II luogo e i contenuti della mostra, sembrano così tenuti insieme da un sottile filo rosso che collega il tutto. Ma c'è qualcosa che non quadra.
Il design in legno chiaro e trasparenze, che caratterizza la struttura innovativa della Gallery, contrasta nettamente con le atmosfere noir evocate dalle foto. Un paradosso o una provocazione?
Ovviamente, mistero.

Martina Traversi.

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