di David Harrower
traduzione Alessandra Serra
scene Paco Azorin
costumi Chiara Donato
luci Claudio De Pace
con Massimo Popolizio e Anna Della Rosa
e con Silvia Altrui
regia Lluís Pasqual
-Dramma
-Concretezza
-Coraggio
Chi è l’orco cattivo? Non credo che nessuno abbia il benché minimo dubbio nel
condannare un abuso da parte di un adulto su un minore. Perché il contenuto è nudo e semplice: un adulto che ha pagato la sua pena incontra di nuovo l’oggetto del proprio abuso. Quel che risulta meno semplice da capire è il rapporto controverso che si è instaurato in passato tra i due e che prende di nuovo forma. Quanta paura abbiamo di confrontarci con il male? E maggiormente, quanta voglia abbiamo davvero di capirlo? Ci aiuteranno ad affrontare questo drammatico viaggio due attori che in
modo magistrale incarnano l’abusante e l’abusato, talvolta facendoci anche inorridire di fronte a pensieri scabrosi quali: chi è l’abusante e chi l’abusato? È raccapricciante poter pensare anche lontanamente che ci possa essere anche solo una minima comprensione verso un qualcosa che consideriamo il “male assoluto”.
Uno spettacolo che spaventa perché pone dei dubbi, solleva in noi molte domande, e forse la cosa che indispone maggiormente è che non avremo risposte. Ma solo
un’inconsueta e tragica storia d’amore.
Anna Della Rosa è una ormai cresciuta, che ci porta una storia fisica e verbale ricca di drammi vibranti e parole mai dette e che fanno tuttavia molta fatica a prender corpo. Questa fatica ma anche la forza sottostante di Una viene espressa dall’attrice con una grande carica fisica ed una mimica facciale leggera e naturale. Si scontra con questa sua modalità la grinta di Massimo Popolizio, Ray, che riesce ad investire lo spettatore talvolta aggressivamente, talvolta sofferentemente.
Il pubblico non può che restarne spiazzato.
Chi definisse questo dramma, un dramma sulla pedofilia ridurrebbe il senso dei
vissuti dei due protagonisti.
Condivido ciò che ha risposto il regista Lluìs Pasqual alla domanda su cosa avrebbe
voluto che il pubblico ricevesse dalla visione di Blackbird: “Che la gente uscisse da teatro pensando che le cose, le persone, le situazioni non sono così semplici, piatte e banali come in televisione”.
Rizzosi.
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