martedì 18 marzo 2014

QUESTIONI DI FAMIGLIA - Vivere e rappresentare la famiglia oggi

-Per una visione contemporanea del concetto di Famiglia;
-Per uscire dalla mostra con sensazioni nuove;
-Perchè "Tutte le famiglie felici sono simili le une alle altre; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". Lev Tolstoj. Anna Karenina. 


Artisti: Guy Ben-Ner, Sophie Calle, Jim Campbell, John Clang, Nan Goldin, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Trish Morrissey, Hans Op de Beeck, Chrischa Oswald, Thomas Struth.

La Strozzina, Centro di Cultura Contemporanea di Palazzo Strozzi a Firenze, è una delle realtà espositive più interessanti sull'arte contemporanea in Toscana. Ogni mostra elabora un tema, affidandolo a una serie di artisti che lo interpretano con installazioni, video e fotografie.

La mostra "QUESTIONI DI FAMIGLIA - Vivere e rappresentare la famiglia oggi" inaugurata il 13 Marzo è una riflessione sulle dinamiche parentali, sui suoi lati nascosti, sul "non detto" dei nuclei familiari.

Gli artisti internazionali decostruiscono o amplificano il concetto di famiglia, concentrando il focus sui rapporti, sui problemi, sulle distanze geografiche o psicologiche e affrontando temi non semplici da accettare in ambiti familiari come le separazioni, la morte e il sesso.



Il fotografo tedesco Thomas Struth ritrae le famiglie all'interno delle proprie case nella serie Familienben con la dichiarazione che la "La propria famiglia non è qualcosa che si può scegliere", mentre Hans Op de Beeck decostruisce le famiglie in video fuori fuoco, togliendo tutti i riferimenti culturali e sociologici, vestendo i protagonisti di bianco e inserendo degli "assistenti di produzione" vestiti di nero.


Gli italiani Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini nell'installazione "Ecco il guaio delle famiglie. Come odiosi dottori sapevano esattamente dove facevano male" ricreano un'austera casa con mobili vintage che richiamano un tempo passato e spesso una frattura (sia psicologica che fisica - quella dei piatti sulla tavola). La narrazione avviene in questo caso attraverso un giradischi, un telefono che squilla e una radio, che raccontano momenti autobiografici cupi, confessioni familiari come piccoli frammenti di una buia scenografia.




Più ironica è la visione della fotografa Trish Morrissey, che si sostituisce alle madri nei ritratti di famiglie al mare. Prendendo il posto delle donne come un'intrusa, l'artista ne assume le sembianze con vestiti e acconciature di chi prende il posto e lasciando un velo impercettibile di perplessità negli altri familiari.

Alcune opere spiazzano o infastidiscono chi le guarda, come i video di Chrischa Oswald "Mother Tongue" (giocando sul concetto di "Lingua Madre / Madre Lingua / Lingua della Madre" che ritraggono madre e figlia che si leccano il viso: un gesto di affetto nel regno animale, antigenico nel mondo degli uomini.

Le opere realizzate da John Clang sono piccoli capolavori. Fotografie realizzate con famiglie separate, una parte della famiglia è fisicamente nella propria stanza, l'altra è proiettata su muro via Skype. Un tema molto sentito quella della lontanza geografica/vicinanza comunicativa, attraverso l'uso dei nuovi media.


Una mostra nel complesso che può stupire, mettere ansia o infastidire a seconda del trascorso familiare di chi fruisce l'opera. Ma in fondo creare sensazioni, positive o negativa, non è uno dei compiti fondamentali dell'Arte?

MG.

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