- Il
talento espressivo di Lena Dunham
- L’ottima
colonna sonora
- Perché siamo tutti un po’ imperfetti
Quattro
amiche, New York, sesso, amore… no, non state leggendo l’ennesima
recensione easy-chic su Sex and the City, perché Girls
non è la solita commedia romantica di quattro amiche alla ricerca
del grandeamore nella grandemela, con in mano carte di credito
illimitate e ai piedi Manolo Blahnik; Girls
è profondo e riflessivo, mai banale.
Le puntate,
che ruotano intorno a quattro piccole e imperfette donne che
affrontano l’età adulta, sono scandite da un’elegante semplicità
romantica e da una forza espressiva potente capace di comunicare
esplicitamente e senza censure.
Lena Dunham,
scrittrice, produttrice e anche regista di questa serie firmata HBO,
racconta attraverso gli occhi di Hannah, suo alter ego e che lei
stessa interpreta, la vita quotidiana della sua generazione; di come
sia complessa e difficoltosa la vita alla soglia dei trent’anni,
quando si è alla ricerca di un lavoro lontano da casa e si ha la
frustrazione di raggiungere un obiettivo, della paura di deludere la
propria famiglia o, ancora, di come ci si possa sentire vuoti in una
relazione sbagliata, ma anche della solitudine quando si cerca di
affrontare il mondo così apparentemente e maledettamente ostile,
che ci chiede di essere perfette e sempre all’altezza, mentre la
sola cosa che si prova è inadeguatezza.
I personaggi
di Girls non vogliono
risultare simpatici e belli ad ogni costo per attrarre il pubblico,
perché la bellezza e la fortuna di questa serie si basa
sull’interpretazione e sulla scelta di immagini e riprese semplici
ma incisive, dove il realismo espressivo dei singoli riesce comunque
a creare un gruppo eterogeneo nel quale ogni spettatore, giovane e
non, può misurare la propria vita.
Nesh.
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