- La follia di Scorsese
- Il senso di onnipotenza di tutto il film
- La bravura e la spregiudicatezza di Di Caprio
La bravura di Leonardo Di Caprio non si smentisce mai!
Uomo capace di interpretare al meglio qualsiasi ruolo affidatogli, per l'ennesima volta ce lo dimostra in un nuovo film: The Wolf of Wall Street.
Con la regia di Martin Scorsese, è tratto dalla storia vera di Jordan Belfort , imprenditore e scrittore statunitense figlio di due commercialisti, che scala le vette del distretto finanziario di New York.
Introdotto e catapultato fuori da Wall Street nel giro di un balzo, grazie al lunedì nero della borsa di NY, ricomincia la sua vita lavorativa partendo da zero, insieme ad un gruppo di "disgraziati", per lo più spacciatori, e arriva a fondare la Stratton Oakmont, società di brokeraggio che vendeva telefonicamente penny stock (titoli a basso costo), ingannando gli investitori e arricchendosi illegalmente alle loro spalle.
"L'anno in cui ho compiuto 26 anni ho guadagnato 49 milioni di dollari, il che mi ha fatto molto incazzare perchè con altri 3 arrivavo a un milione a settimana".
L'intento di Scorsese non è quello di fare un film sugli affari sporchi della finanza, come ha fatto Oliver Stone con i due "Wall Street" (tra l'altro il protagonista Gordon Gekko è citato da uno dei protagonisti del film).
"ma perché vi annoio sul mondo della borsa americana?"
No, il mondo della finanza è solo lo sfondo di quello che è il vero focus del regista: droga, sesso e soldi.
Il potere e la spregiudicatezza viene raccontata da Jordan Belfort guardando negli occhi gli spettatori, per spiegare l'uso smodato degli eccessi: cocaina, crack, marijuana e Quaaludes (un farmaco ritirato dal commercio usato come stupefacente), il sesso compulsivo e i tantissimi soldi fatti facilmente.
Tre ore di film che scorrono con un ritmo piacevole tra azioni e situazioni assurde ma estremamente reali, richiami leggeri a Tarantino e immoralità pura. Una commedia nera pronta a vomitare il grottesco, l'eccessivo e lo smisurato della vita quotidiana di questi personaggi immersi in ore lavorative tramutate in orge, drogaparty e divertimenti assurdi come il lancio dei nani.
Sesso, soldi e droga si mischiano continuamente nel film e rappresentano la follia che il protagonista e i suoi inquietanti soci/amici usano in tutti i modi possibili. Su questi elementi il regista non risparmia niente, con tanto di scene dettagliate che risaltano la folle gloria e la bellezza di Di Caprio. Una gloria destinata a decadere, ma non per questo meno affascinante.
Lusso e lussuria, follia e spregiudicatezza, demenza e decadenza. Sono queste le caratteristiche che Scorsese vuole risaltare per descrivere un modello di business che ancora oggi impera nel mondo del capitalismo?
Il dubbio che rimane è quello di domandarsi fino a che punto il messaggio arrivi al pubblico.
Di sicuro il film seduce come una rosa e colpisce come un pugno lo spettatore.
M.G. & marel
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