-Perchè fotografa un pezzo di storia contemporanea con il punto di vista conservatore americano;
-Per la bravura camaleontica (sia fisica che psicologica) di Bradley Cooper nell'interpretare senza retorica una storia vera;
L'ultimo film di Clint Eastwood è basato sulla vera storia (romanzata ovviamente) del soldato americano Chris Kyle (interpretato da Bradley Cooper) e racconta la sua entrata nell'esercito e i vari "turni" di guerra nel golfo. Kyle è infatti un cecchino maledettamente bravo che si trova davanti alla crudeltà della guerra che gli mette di fronte scelte dure, come quello di ammazzare un bambino che porta una granata. Durante le sue "turnazioni" di guerra ( è stato quattro volte in Iraq), dovrà vedersela con un cecchino siriano e con i drammi familiari della moglie (Sienna Miller) rimasta negli Stati Uniti.
Il regista americano riesce raccontando la storia del cecchino a narrare la storia del suo paese tra la fine degli anni novanta e l'inizio del nuovo millennio. E di come gli americani sono passati ad essere un popolo tranquillo e indifferente rispetto a quello che succedeva ai propri soldati in medio oriente, ad sentirsi sotto attacco e preoccupati dal crollo delle Twin Towers. Una visione storica conservatrice sicuramente parziale e facilmente criticabile, ma altrettanto sincera e reale.
Il maggior pregio del film, oltre alle scene di adrenalitca emozione, è quello di non aver trasformato il cecchino Chris Kyle in una sorta di Rambo sprezzante e amante della guerra, e di mostrare i danni psicologici che la guerra lascia, oltre alle ferite permanenti sul corpo dei soldati.
Scarno nella fotografia e nelle scenografie che forse potevano essere maggiormente curate, è l'unica critica che mi sento di rivolgere verso una pellicola che sicuramente vale il prezzo del biglietto al cinema.
MG.
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