Officina Giovani - Re-think festival - Domenica 6 gennaio 2013
- Per goderne dell’intensità emotiva
- Per indossare il nostro abito bianco
- Per la questione del “debito”
Questo progetto nasce da un incontro
casuale, fatto all’interno del centro di attività espressive “La Tinaia” di
Firenze. “Ho incontrato una signora di una settantina d’anni ormai
suonati". Lei ha elaborato un trattato attraverso undici tavole disegnate
e scritte dove racconta la sua esperienza con la psichiatria. Ad ogni
medicinale assunto corrisponde un disegno. Ogni tavola descrive con amarezza ed
ironia come il suo corpo e la sua mente abbiano reagito ad ogni singolo farmaco
da lei stessa consapevolmente ingerito. F. Sarteanesi
Quando
una rappresentazione ha una matrice umana tangibile ed ancor più se tale
matrice tesse fitte tele di sofferenza e coraggio, ecco, mi sento sempre in
dovere di esser ancor più vigile e totalmente presente verso ciò che ho davanti.
È come se dietro la rappresentazione si creasse una sorta di debito non solo verso
chi la realizza sul momento ma anche nei confronti di chi l’ha vissuta
precedentemente. Anche per questo motivo ho voluto riportare le parole
dell’ideatrice e protagonista del lavoro. Il “materiale umano” va conservato e valorizzato.
Preciso
di aver visto solo un estratto del progetto che mi ha comunque incuriosita
oltreché convinta.
Nella
performance, ancor prima che l’attrice entri in scena, lo spettatore viene
colpito visivamente da un drappo bianco che riempie lo spazio e solo in un
secondo momento l’occhio vi scopre un vestito semplice, intuitivamente morbido
ma altrettanto pesante da portare da soli. Il modo in cui ingenuamente e
delicatamente viene indossato commuove e turba al tempo stesso. Paradossalmente
rispetto a ciò che la taglia umana criticherebbe, risulta altrettanto evidente
che sia il suo “abito”.
In
questo modo la protagonista Ci parla; di sé, di quello che l’assunzione di
farmaci le ha portato, ma anche di noi. E non c’è alcun modo di sfuggire come
emerge dal continuo risuonare di nomi… il mio, il tuo, quello dello spettatore
dietro di te…
Francesca
Sarteanesi non appare mai sopra le righe, prudente nella gestualità senza
quegli eccessi edulcorati che rischierebbero di cadere nel patetico, elegante e
rispettosa senza perdere quell’intensità che riesce a persuaderti.
Restano
interrogativi; una mela marcia rende marcio tutto il paniere? Anche se mi
domando ancora quale sia la mela marcia e, principalmente, una mela prima di
marcire, che mela è?
Rizzosi
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